A San Marino il polo degli integratori, fabbriche costruite in nove mesi

10 Gennaio 2023

Il Sole 24 Ore 28 dicembre 2022 di Giovanna Mancini

Distretto di oltre 30 imprese con un fatturato aggregato di 170 milioni di euro

Una burocrazia lampo e competenze attirano gli investimenti nel settore

Pioniera. La prima azienda del distretto, Erba Vita, fu fondata a San Marino nel 1982 da Carlo Bollini. Oggi ha 100 dipendenti e fa parte del gruppo Valpharma

«Ho lavorato 15 anni per un’azienda di integratori alimentari, qui a San Marino, e prima avevo avuto una lunga esperienza nel settore alimentare. Nel 2017 ho deciso perciò di creare un’impresa mia e in appena nove mesi lo stabilimento produttivo era pronto». Basterebbero queste tempistiche e la semplicità nell’avviare una nuova attività imprenditoriale a spiegare perché Giuseppe Perla, ceo e fondatore di Phytoprime, ha deciso di fondare a San Marino la propria azienda.

Una delle tante che, in questo piccolo Stato incastonato nel territorio italiano, compongono quello che negli ultimi 40 anni è diventato un vero e proprio distretto della nutraceutica. Circa 30 aziende attive nell’industria degli integratori alimentari e nutraceutici in senso stretto e altrettante che operano nel settore più ampio della farmaceutica, della cosmesi e dei dispositivi medici. Le prime, da sole, generano un fatturato aggregato di 171,2 milioni di euro, di cui 95 milioni circa realizzati dalle cinque realtà principali, che danno lavoro a oltre 400 dipendenti. Alcune sono realtà autoctone, come la storica Erba Vita (dal 2017 di proprietà del gruppo Valpharma), fondata nel 1982 da Carlo Bollini, la prima azienda del settore a San Marino, da cui poi prese avvio il distretto. In molti casi si tratta invece di spin-off di gruppi italiani o esteri (anche extra-europei), sempre più interessati a investire in un cluster ormai radicato, che trova i suoi punti di forza in un contesto giuridico e burocratico snello e rapido e in un bacino di competenze specializzate ormai ben sviluppato, spiega Denis Cecchetti, direttore generale dell’Agenzia per lo Sviluppo economico-Camera di Commercio di San Marino, l’istituzione locale che supporta e favorisce le attività imprenditoriali sul territorio.

«È un cluster molto dinamico, che negli ultimi anni ha registrato una forte accelerazione, tanto da attirare l’interesse dei grandi investitori internazionali», dice Cecchetti. Ne è un esempio l’acquisizione, da parte del fondo NB Aurora, del 38,4% di PromoPharma a fine novembre scorso. «Siamo convinti dell’importanza di queste operazioni per lo sviluppo del cluster – aggiunge Cecchetti –. Perciò nei prossimi mesi organizzeremo una serie di incontri tra potenziali investitori e aziende, in particolare tra alcuni fondi con le cinque imprese più grandi, e tra Venture Capital e Business Angels con le realtà più piccole».

Ad attrarre in questo lembo di terra imprenditori e investitori è, secondo Cecchetti, «il particolare ecosistema industriale e commerciale che si è creato in questi 40 anni». Non si tratta solo di una maggiore efficienza fiscale, ma soprattutto, come accennato, delle condizioni favorevoli all’imprenditorialità. «Avrei avuto la possibilità di aprire anche in Italia, con una struttura produttiva più grande, ma conoscendo le normative italiane e quelle di San Marino non ho avuto dubbi», racconta Perla. La sua azienda, che oggi conta una ventina di dipendenti e produce in conto terzi, chiuderà il 2022 con 4,3 milioni di euro di fatturato «e buoni margini, grazie anche a una fiscalità più leggere, che ci consente di investire in macchinari e innovazione», aggiunge Perla.

Altro fattore importante è la disponibilità di manodopera preparata e specializzata, osserva Alessia Valducci, ceo del gruppo farmaceutico Valpharma, di cui fa parte Erba Vita (100 dipendenti e 19 milioni di euro di fatturato). «Siamo riusciti a creare a San Marino una cultura del nutraceutico e sempre più giovani vogliono intraprendere questo percorso, che richiede molta ricerca e specializzazione – racconta Valducci, famiglia italiana, ma radicata a San Marino –. Una volta dovevamo andare fuori a cercare i laureati in chimica o farmacia, adesso troviamo qui ingegneri e biomedici preparati».

Anne-Claire De Faveri, ceo e co-fondatrice di Algem Natura, è una di questi: sanmarinese di origine e biotecnologa di formazione, nel 2016 ha dato vita assieme a un socio a questa piccola realtà (1,5 milioni di euro di fatturato e una decina di dipendenti), che è una delle ultime nate nel distretto e cresce rapidamente. «Abbiamo investito molto in innovazione, tanto che per le produzioni più avanzate ci appoggiamo a produttori esterni, ma manteniamo all’interno ricerca e sviluppo dei prodotti – spiega De Faveri –. San Marino il luogo ideale per il nostro settore, grazie soprattutto al rapporto diretto e immediato con gli enti certificatori, che garantisce rapidità nelle autorizzazioni e supporto alle attività, anche per l’export, con risposte in tempi record rispetto all’Italia».

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Il mancato incasso genera perdite su crediti

10 Gennaio 2023

Il Sole 24 Ore 6 gennaio 2023  di Franco Roscini Vitali

Per le Entrate non si tratta di sopravvenienze passive deducibili

Il mancato incasso di somme contabilizzate tra le fatture da emettere a fronte di ricavi tassati non genera sopravvenienze passive deducibili ma costituisce perdite su crediti. Così la risposta 3/2023 delle Entrate sul trattamento fiscale della correzione di un errore contabile afferente alla sovrastima del credito per fatture da emettere.

Una società a capitale interamente pubblico che, in base a una convenzione gestisce la concessione del Servizio idrico integrato, avrebbe sovrastimato le fatture da emettere per i consumi fino al 2019: nei bilanci 2020 e 2021 è stato annullato parte del credito per fatture da emettere applicando le regole previste nel principio contabile Oic 29 con riduzione della riserva di utili (esercizio 2020), trattandosi di un errore considerato rilevante e (esercizio 2021) con utilizzo del Fondo svalutazione crediti.

La società, considerando che la correzione deriva da un errore contabile, chiede quale strumento attivare per il recupero dell’Ires e dell’Irap corrisposta sul maggior reddito esposto nei periodi d’imposta precedenti e se sia possibile ottenere il riconoscimento del costo fiscale quale sopravvenienza passiva ai sensi dell’articolo 101, comma 4, del Tuir nei periodi d’imposta e in cui è stata contabilizzata o se debba presentare dichiarazione integrativa a favore. Per la società la sopravvenienza sarebbe di competenza del bilancio 2021 in quanto solo in tale esercizio è stato determinato l’esatto importo del costo, come prevede l’articolo 109 del Tuir.

Si deve premettere che la vicenda è piuttosto complessa e per essere in grado di dare un giudizio obiettivo si dovrebbe analizzare la documentazione, compreso un parere legale, che la società ha allegato al quesito posto all’Agenzia, in assenza della quale quesito e risposta non sono di immediata comprensione.

L’Agenzia richiama i paragrafi 47 e 48 del principio contabile Oic 29 che riguardano l’individuazione e correzione degli errori.

Inoltre richiama l’articolo 101, comma 4, citato anche dalla società interpellante, che riguarda le sopravvenienze passive per mancato conseguimento di ricavi o altri proventi che hanno concorso a formare il reddito in precedenti esercizi, il sostenimento di spese, perdite o oneri a fronte di ricavi o altri proventi che hanno concorso a formare il reddito in precedenti esercizi e la sopravvenuta insussistenza di attività iscritte in bilancio in precedenti esercizi diverse da quelle articolo 87.

Tuttavia, nel caso in questione, la fattispecie non sarebbe qualificabile sul piano fiscale quale sopravvenienza passiva articolo 101, comma 4, non configurandosi un mancato conseguimento di ricavi e neppure la sopravvenuta insussistenza di attività iscritte in precedenti esercizi, ma si deve fare riferimento alla disciplina in materia di perdite su crediti dettata dagli articoli 106 e 101, comma 5, del Tuir. In particolare, l’articolo 101, comma 5, prevede che le perdite su crediti sono deducibili se risultano da elementi certi e precisi ai quali la società deve fare riferimento ai fini della deducibilità della perdita. In ogni caso, ai fini Irap le perdite su crediti non hanno rilevanza.

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Eccessiva onerosità: l’inerenza è qualitativa

10 Gennaio 2023

Il Sole 24 Ore lunedì 12 dicembre 2022 di Giorgio Emanuele Degani e Damiano Peruzza

La Ctp di Padova, con sentenza 309/2/2022 (presidente e relatore De Rosa), ha ribadito il consolidato principio secondo cui, in caso di contestazione per presunta eccessiva onerosità del costo della materia prima, il relativo disconoscimento dell’inerenza operato dall’agenzia delle Entrate è legittimo solo se il giudizio è in chiave qualitativa e non quantitativa.

Il caso riguarda una contestazione di indeducibilità per presunta eccessività del costo della materia prima (olio), sostenuta da un fabbricante di grissini; nel corso dell’attività istruttoria è emerso che , per altri procedimenti, il cedente ha emesso delle fatture per operazioni inesistenti. A fronte di tali rilievi, sollevati nei confronti di altri soggetti, l’ufficio ha disconosciuto parte dell’acquisto della materia prima effettuata dal cessionario, rilevando un presunto difetto di inerenza del costo.

I giudici di primo grado, con una motivazione condivisibile, hanno rilevato che la pretesa erariale è infondata, in quanto basata su un’applicazione errata del principio di inerenza. E infatti, la giurisprudenza di legittimità afferma che sono inerenti le spese che rientrano qualitativamente nella sfera dell’impresa e che da essa discendono (Cassazione, 9289/2019 e 3170/2018). In sostanza, il costo deve essere sostenuto con lo scopo di fornire un’utilità, diretta, indiretta o anche solo potenziale, all’attività d’impresa. Ciò si traduce nella verifica della coerenza a livello generale delle spese sostenute dal contribuente.

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