Monte Carlo cambia pelle, non più paradiso fiscale
16 Gennaio 2025
Il Sole 24 Ore 1 Dicembre 2024 di Alessandro Galimberti
Antiriciclaggio. Tra pochi giorni l’Europa giudicherà le azioni del Principato per regolarizzare il sistema finanziario: «Non siamo più off shore». Restano zero tasse e zero debito pubblico
MONTE CARLO
La grande sfida di Mareterra- la penisola che sorge dalle acque, 6 ettari di real estate strappati al Mediterraneo, immobili venduti fino a 100 mila euro al metro quadro, già sold out – è in fondo la metafora del presente del Principato di Monaco: un’enclave on-shore, di terra agganciata saldamente alla rocca con 18 enormi cassoni di cemento armato e sabbia. Dal mare alla terra, come dire, fine dell’epoca off-shore, ricomincia quella on-shore.
A pochi giorni dal termine del quinto ciclo di verifica di Moneyval, che qui tutti si augurano metta presto in soffitta il purgatorio della lista grigia – quella grey-list finanziariache rende tutte le transazioni “sospette”, e tutti i titolari di conto a «rischio medio» di riciclaggio – la vita nel Principato scorre tranquilla e apparentemente sempre uguale. Il via vai di car valet fuori dall’Hermitage, lussuoso palazzo Belle Epoque che resiste nella verticalità di Monte Carlo, alterna uomini d’affari a turisti a sette stelle, ma quasi tutto dietro l’aplomb monegasco è cambiato rispetto ai ruggenti anni d’oro, quando qui si parlava quasi solo in italiano. Oggi dei 39 mila residenti nel Principato “solo” 7.700 sono italiani («residenti veri» sottolinea uno dei consiglieri più stretti di Principe Alberto II, «quelli fittizi non esistono più»), quasi 8.500 francesi, 9 mila i monegaschi di cittadinanza. Il resto una babele di lingue e bandiere, dai mille olandesi ai pochi tedeschi, dai tanti spagnoli ai pochissimi orientali, fino alla popolosa enclave di russi con doppio passaporto (soprattutto cipriota). Oggi il Principato è una città-stato reale, viva anche in un lunedì di fine autunno, con 60mila frontalieri (10 mila dall’Italia, ma altrettanti “paisà” dalla Provenza) che ogni giorno lavorano per una comunità privilegiata, tra cantieri in modalità time-lapse, hotel, ristoranti, boutique e Casinò.
Nessuno dei 39 mila iscritti all’anagrafe paga le imposte dirette – quelle sul reddito, per intenderci – non i cittadini autoctoni e nemmeno i 30 mila a cui è stata principescamente concessa la Carte de séjour. Il prodotto interno lordo della Rocca sfiora i 9 miliardi di euro – moneta che il Principato può battere in forza di accordi con Francia, Ue e Bce, a patto di accettare, come ha accettato, regole di condotta finanziaria trasparenti – e la legge di bilancio che in queste ore l’Assemblea legislativa (24 “parlamentari”) sta discutendo sfiora i 2,4 miliardi. Il bilancio dello Stato genera storicamente eccedenze, versate al Fondo di Riserva Costituzionale (oggi vale 7 miliardi, 2,4 investiti in asset finanziari; il debito pubblico è a zero).
Senza imposte dirette, gli attivi di bilancio vengono dall’Iva (52% delle revenues statali, l’aliquota standard è del 20%), dall’imposta dei registri immobiliari e transazioni (26%), dalle tasse sui redditi commerciali (11%) e solo per il 3% dal leggendario Casinò.«Come vede la quasi totalità delle risorse dello Stato è di natura fiscale – dice a Il Sole 24Ore un alto consigliere ministeriale – ; il Principato ha un’economia basata sull’ onshore: solo le imprese che fatturano almeno il 75% a Monaco godono di un trattamento fiscale agevolato (risultato possibile di fatto solo per ristoranti, bar, hotel e negozi locali, ndr), altrimenti si applica l’aliquota francese del 25%».
Nel corso degli esami di Moneyval (l’organo del Consiglio d’Europa per antiriciclaggio e finanziamento al terrorismo), la Rocca ha ricordato che dal 1851 Monaco è nello spazio doganale francese – cioè Ue – con aliquote e controllo francesi; il sistema bancario è sotto il duplice controllo delle autorità monegasche e della Banca di Francia; la rinnovata autorità antiriciclaggio è passata da 16 a 80 dipendenti in pochi mesi, con rafforzamento dei servizi Aml anche nella Polizia, l’aumento dei magistrati dedicati all’antiriciclaggio e la nuova «sezione finanziaria» della magistratura di prossima istituzione per perseguire questo tipo di reati.
Basterà tutto questo per lasciarsi alle spalle «grigio» e pregiudizi? «Il sistema bancario oggi è impermeabile al riciclaggio – dice un alto dirigente bancario qui da 25 anni – siamo totalmente compliant, e responsabili penalmente delle miscondotte. Confidiamo che anche altri storici anelli “deboli” della catena del contante siano stati messi così bene in sicurezza».