Criptovalute, il boom dei 30mila token spazzatura

5 Marzo 2025

Il Sole 24 Ore 23 Febbraio 2025 di Vito Lops

Asset digitali. Ogni giorno vengono emesse sulla piattaforma Solana decine di migliaia di nuove memecoin il cui valore nel tempo tende a zero

«Houston abbiamo un problema. La creazione di token è ormai andata fuori controllo». Se l’Apollo 13 stesse oggi sorvolando il pianeta delle criptovalute con ogni probabilità lancerebbe questo messaggio d’allarme. Perché in effetti, la situazione sembra sfuggita di mano. Ogni giorno, solo sulla blockchain di Solana, vengono create 30mila memecoin. O forse più. Uno sviluppo frenetico che solleva interrogativi critici sulla sostenibilità del mercato e sulle implicazioni per gli investitori. Censirle sta diventando materia assai complessa: il sito Coinmarketcap stima che ad oggi siano in circolazione più di 11 milioni di criptovalute/token. Nella maggior parte di casi si tratta di memecoin, la vera moda di questo ciclo di mercato. Se il crypto bull market del 2016-2017 fu caratterizzato dall’esplosione delle Ico (Initial coin offering, token creati emulando il processo di quotazione di una società in Borsa laddove c’è in effetti una Initial public offering) e quello del 2021 dal boom dei token legati al metaverso, questo nuovo giro della storia vede invece assolute protagoniste le memecoin. In qualunque modo li si chiami il minimo comune denominatore è lo stesso: nella stragrande maggioranza dei casi nel medio-lungo termine questi progetti scompaiono o sopravvivono languenti con un prezzo di mercato che tende asintoticamente allo zero. Lasciando agli investitori (posto che sia corretto chiamarli tali) il cerino acceso in mano.

Facciamo però un passo indietro. Cosa è una memecoin? È una criptovaluta in senso stretto (se gira su una sua blockchain come ad esempio la Dogecoin tanta cara a Elon Musk) o un token (se invece si appoggia a un’altra blockchain come ad esempio quelle che nascono su Solana o Ethereum) ispirata a meme di Internet, personaggi virali o tendenze popolari. A differenza delle criptovalute tradizionali come Bitcoin o Ethereum, che hanno una tecnologia e un’utilità ben definite, le memecoin basano il valore della loro spesso breve vita esclusivamente sull’hype del momento e sull’effetto community. Il punto (e allo stesso tempo il problema per la tutela dei risparmiatori) è che creare una memecoin è oggi facilissimo: la piattaforma Solana è talmente semplice che chiunque, anche senza conoscenze informatiche, in 5-10 minuti può creare la propria memecoin, stabilendo poi la distribuzione dei token che la rappresentano. Ad esempio si può decidere di tenere una fetta importante per sé e destinare al mercato la parte restante. Dopodiché viene la fase più difficile: bisogna sponsorizzare il token utilizzando le leve del marketing e della viralità in modo tale da attirare compratori. Solitamente abboccano giovani (decisamente più abili a destreggiarsi nei crypto-wallet rispetto a chi è nato quando gli smartphone non erano stati neppure immaginati) ingolositi dall’idea di diventare ricchi rapidamente.

Dal lato dei compratori, difatti, è come acquistare un biglietto di una lotteria (truccata) con il rischio reale di pagarlo, in preda all’avidità, molto di più. E magari di comprarne troppi. Dal lato dei venditori, lo sviluppo tecnologico consente a chiunque di creare una nuova lotteria (memecoin) e di mettersi dalla parte del banco, quello che vince sempre. Perché se ho creato un token di cui decido in partenza di possederne una gran quantità, una volta che va a mercato e viene venduto a un determinato prezzo, che magari sale rapidamente nella fase iniziale creando una bolla speculativa, posso poi vendere la mia fetta. Attuando così in modo magistrale la strategia del “pump and dump”.

Se fino a qualche tempo fa le memecoin si ispiravano solo a dei meme inventati che diventano virali (un cane come nel caso di Dogecoin o una rana come per Pepe) ora il meme si sta confondendo con il personaggio pubblico. Un fenomeno particolarmente preoccupante è infatti l’uso delle memecoin come strumento di auto-promozione da parte di personaggi noti. Recenti esempi includono token associati a al presidente degli Usa Donald Trump, la consorte Melania e il presidente dell’Argentina Javier Milei, che hanno attirato enormi volumi di trading ma si sono rivelati altamente speculativi. Il 17 gennaio, tre giorni prima della sua seconda inaugurazione presidenziale, il tycoon ha annunciato il lancio della memecoin $TRUMP. Inizialmente, il valore del token è aumentato rapidamente, raggiungendo una capitalizzazione di mercato di 27 miliardi di dollari. Tuttavia, nelle settimane successive, il valore è diminuito dell’80% rispetto ai massimi vicini a 80 dollari. La società di analisi blockchain Chainalysis ha calcolato che mentre le aziende di Trump e i loro partner avrebbero guadagnato circa 100 milioni di dollari in commissioni di trading, oltre 813mila portafogli hanno registrato perdite cumulative di 2 miliardi. Due giorni dopo, il 19 gennaio, Melania Trump ha lanciato la sua memecoin, $MELANIA, poco prima dell’inaugurazione presidenziale di suo marito. Simile a $TRUMP, la “moneta” ha visto un’impennata iniziale del valore, seguita da un crollo del 70%. Seguendo questa onda il 14 febbraio il presidente argentino Javier Milei ha promosso la criptovaluta $LIBRA attraverso il suo account X. Dai massimi a 0,8 centesimi è ora in rosso dell’80% a 0,18. Sempre Chainalysis ha rilevato che otto portafogli di criptovaluta collegati ai creatori del token hanno prelevato circa 99 milioni di dollari dalla liquidità del token, mentre ovviamente chi ha acquistato sui massimi in preda alla fomo (fear of missing out, paura di perdere l’occasione della vita) ora si sta leccando le ferite. L’opposizione politica ha accusato Milei di coinvolgimento in una presunta frode finanziaria e ha presentato diverse denunce penali, oltre a sollecitare l’avvio di un processo di impeachment. Una sorta di “Cryptogate”.

Dove si andrà a parare di questo passo non lo sa nessuno. Né Apollo 13, neppure Satoshi Nakamoto, colui che ha inventato 15 anni fa il protocollo informatico Bitcoin, l’unica criptovaluta che in tutto questo caos ha mantenuto la sua integrità. Bitcoin non è solo il primo asset digitale decentralizzato, ma è anche l’unico che ha introdotto il concetto di scarsità nel mondo digitale. E forse, se Nakamoto starà osservando l’evoluzione del mercato crypto, starà pensando che i migliaia di cloni fraudolenti nati dalla sua invenzione non erano esattamente parte del piano.

Doing business in San Marino

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