Pagamenti digitali, il balzo dei Pos (+30%) dà più armi al Fisco

14 Aprile 2025

Il Sole 24 Ore 24 Marzo 2025 di Dario Aquaro e Cristiano Dell’Oste

I dati. Nel 2024 attivi 3,5 milioni di terminali per l’uso delle carte. Transazioni +45% in tre anni. Dal 2026 obbligo di collegamento con i registratori di cassa

Nel 2021 in Italia erano attivi 2,7 milioni di Pos. Tre anni dopo – a fine 2024 – siamo arrivati a 3,5 milioni. Anche i pagamenti cashless totali sono cresciuti: da 332 a 481 miliardi di euro, di cui 357 miliardi eseguiti proprio sui terminali per accettare le carte (fisiche o virtuali). In un triennio, insomma, i Pos sono aumentati del 30% e le transazioni senza contante del 45 per cento. Una crescita che offre al Fisco una miniera di dati sui pagamenti pronti da analizzare e usare in chiave antievasione.

Certo, tutti gli esercenti sono dotati di Pos, per obbligo di legge. E da metà 2022 sono in piedi le sanzioni per chi nega l’uso di carte di debito, di credito o prepagate (30 euro più il 4% del valore della transazione). L’impressione, però, è che a spingere i pagamenti digitali stimati dall’Osservatorio del Politecnico di Milano siano state soprattutto le nuove soluzioni tecnologiche e le relative offerte commerciali, che hanno inciso sulle abitudini degli italiani più di incentivi, sanzioni e obblighi spesso fuori fuoco. Anche perché nel frattempo il limite per l’uso del contante è salito da 2mila a 5mila euro, la costosissima esperienza del cashback di Stato è stata archiviata e il tax credit sulle commissioni dei piccoli esercenti, elevato solo per un anno al 100%, è tornato al livello base del 30 per cento.

A livello normativo, a favore degli acquirenti, restano la lotteria degli scontrini e l’obbligo – fissato nel 2020 – di saldare con mezzi tracciabili le spese che si vuol detrarre al 19%, dalle visite mediche alle attività sportive dei ragazzi.

I pagamenti in negozio hanno quindi raggiunto – come detto – 357 miliardi di euro, di cui 291 miliardi in modalità contactless (quasi nove transazioni su dieci eseguite con carta avvengono così). Se l’aumento dei pagamenti cashless è in larga parte spontaneo, perde di peso il dibattito sul tetto al contante (pur utile a contenere l’economia sommersa, Banca d’Italia dixit), che è stato alzato dal Governo Meloni nel 2023 ed è ormai uscito dai radar della politica. Ma a proposito della diffusione dei Pos in chiave antievasione restano due elementi di fondo:

da un lato, nulla vieta che le parti si accordino per saldare in contanti e in nero. E qui serviranno sempre i controlli, le sanzioni e le “classiche” misure antievasione o sul contrasto d’interessi, per indurre l’acquirente a farsi fare la ricevuta;

dall’altro, non è garantito che tutti gli incassi tramite carte siano accompagnati da scontrini e altri documenti fiscali. E qui si aprono spazi per l’incrocio dei dati e l’introduzione dei sistemi che trasmettono in tempo reale le operazioni al Fisco.

Proprio per integrare le certificazioni fiscali (memorizzazione e trasmissione dei corrispettivi) e i pagamenti elettronici, facendo emergere in modo puntuale l’eventuale incoerenza tra incassi cashless e scontrini emessi, a gennaio 2026 scatterà l’obbligo di collegare i Pos ai registratori di cassa. Una mossa legata anche agli obiettivi Pnrr. La relazione tecnica alla legge di Bilancio 2025 spiega che per quantificare le maggiori entrate (circa 50 milioni di Iva) sono stati utilizzati i dati sulle lettere di compliance inviate dalle Entrate nel 2023 e basate sulle anomalie fiscali emerse dall’incrocio delle banche dati. Ma il criterio di stima è «assolutamente prudenziale», perché vengono considerati anomali solo i contribuenti con un elevatissimo profilo di rischio, escludendo «quelli che, pur avendo, per ipotesi, evaso tutte le somme riscosse in contanti, hanno certificato regolarmente quelle pagate con strumenti tracciati».

In attesa delle regole tecniche sul collegamento Pos-registratore di cassa, il mercato comincia già a muoversi. I dati dell’Osservatorio Innovative Payments del Polimi – spiega il direttore Ivano Asaro – mostrano, dopo l’esplosione dei mobile Pos (che toccano il milione, il 28% del totale), «il forte progresso degli smart Pos: evoluzione diretta dei terminali tradizionali, basati su Android e non su un sistema operativo privato. I quali hanno un grosso potenziale anche nell’ottica di integrazione con i registratori telematici». Se ne contano 500mila (il 14% del totale). Tutto ciò mentre cominciano ad avanzare i software Pos che – grazie alle app crittografate installate sugli smartphone – consentono di fare a meno dei terminali esterni, con il loro costo fisso. I numeri sono ancora piccoli (sono circa 150 mila), ma l’espansione è in atto. E potrà forse portare a “cannibalizzare” in parte i Pos mobili.

Operazioni cashless da inviare in tempo reale con gli scontrini
di Alessandro Mastromatteo e Benedetto Santacroce

Dal 1° gennaio 2026 (per effetto dell’articolo 1, commi 74-77, della legge 207/2024) verrà garantita alle Entrate la comunicazione in tempo reale – e non con cadenza mensile, come accade oggi – delle informazioni relative ai pagamenti elettronici, grazie alla loro trasmissione aggregata con i dati delle vendite memorizzati e inviati telematicamente.

In questo modo potranno essere rilevate in maniera automatica eventuali incoerenze tra gli incassi “digitali” e quanto risulta dai documenti commerciali emessi.

Il registratore telematico, collegato tecnicamente con gli strumenti di pagamento elettronico, così come le soluzioni software di certificazione fiscale che potranno essere adottate dai contribuenti – dopo avere memorizzato le informazioni minime di tutte le transazioni elettroniche, tranne di quelle che permettono l’identificazione del cliente – trasmetteranno all’Agenzia l’importo complessivo dei pagamenti elettronici giornalieri acquisiti anche indipendentemente dalla registrazione dei corrispettivi.

Così dal 2026 i dati aggregati del pagamento elettronico e della certificazione fiscale verranno trasferiti, con un medesimo invio, direttamente dal punto vendita delle Entrate: le attuali disposizioni di riferimento e le specifiche tecniche si limitano a prevedere che nel tracciato, trasmesso giornalmente, siano indicate le modalità di pagamento dell’operazione, essendo invece delegata agli operatori finanziari la trasmissione telematica, con cadenza mensile, dei dati identificativi e dell’importo complessivo delle transazioni giornaliere effettuate con strumenti di pagamento elettronico.

Allo stesso modo, le transazioni saranno comunicate dalle soluzioni software di certificazione, rispettando le modalità tecniche definite con disposizioni regolamentari in corso di emanazione, come chiarito dal provvedimento 111204/2025 del 7 marzo 2025 con cui sono state individuate le informazioni da trasmettere e le regole per realizzare e approvare le soluzioni software per memorizzare elettronicamente e trasmettere telematicamente i dati dei corrispettivi giornalieri.

Le nuove disposizioni concorreranno di fatto a superare – o comunque a innovare e integrare – quanto a oggi disposto dal provvedimento direttoriale 352652, pubblicato il 3 ottobre 2023, con cui l’Agenzia ha individuato le modalità per mettere a disposizione del contribuente e della Guardia di Finanza, anche con l’uso di strumenti informatici, le informazioni derivanti dal confronto mensile tra i pagamenti elettronici ricevuti e le fatture elettroniche emesse e/o i corrispettivi telematici trasmessi dallo stesso contribuente.

Destinatari delle comunicazioni sono tutti i contribuenti per i quali l’ammontare dei pagamenti elettronici mensili risulti superiore all’ammontare complessivo delle transazioni economiche certificate fiscalmente nello stesso periodo. Gli elementi e le informazioni comunicati permettono quindi di rimediare a eventuali errori od omissioni, tramite l’istituto del ravvedimento operoso.

Doing business in San Marino

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