Beni all’estero con più diritti reali: compilano RW tutti i contitolari

11 Novembre 2024

Il Sole 24 Ore 7 Ottobre 2024 di Stefano Vignoli

Spazio agli ultimi controlli sui modelli Redditi 2024 da inviare entro il 31 ottobre. Particolare attenzione, per chi ha asset all’estero, merita il quadro RW, talora fonte di difficoltà compilative anche per gli addetti ai lavori.

I soggetti coinvolti

L’obbligo di compilazione del quadro RW (W per chi presenta il 730) ricorre per persone fisiche (inclusi imprenditori individuali e lavoratori autonomi), enti non commerciali, società semplici ed equiparate (articolo 5, Tuir) residenti in Italia, per i beni detenuti all’estero a prescindere dagli importi e dai giorni di detenzione.

Sono esclusi dall’obbligo compilativo coloro che lavorano all’estero per lo Stato, o altri enti o organizzazioni internazionali cui aderisce il nostro Paese, con residenza determinata ex lege in Italia, e i frontalieri limitatamente agli asset detenuti nel Paese limitrofo, oltre a chi aderisce ai regimi dei pensionati (articolo 24-ter del Tuir) e dei neo-residenti (24-bis). Anche se, per questi ultimi, l’Agenzia ritiene necessario indicare le partecipazioni estere qualificate, in quanto potrebbero generare plusvalenze tassabili nei primi cinque periodi di imposta (circolare 17/E/2017, paragrafo 5.2).

I beni da dichiarare

Tra i beni all’estero che più frequentemente rientrano nell’obbligo dichiarativo vi sono opere d’arte, gioielli e metalli preziosi (anche se detenuti in cassette di sicurezza), gli immobili e i beni mobili suscettibili di essere iscritti nei pubblici registri in Italia: sono pertanto da dichiarare le imbarcazioni e le auto di lusso immatricolate all’estero (con il codice “16” quali beni mobili registrati).

Quando sul bene sussistono più diritti reali – caso frequente per quanto riguarda gli immobili con usufrutto e nuda proprietà – l’obbligo dichiarativo compete a entrambi i titolari: ma mentre il nudo proprietario compila il quadro RW solo ai fini del monitoraggio, avendo cura di barrare la casella 16, l’usufruttuario è tenuto al versamento dell’Ivie seppur limitatamente al valore dell’usufrutto.

Inoltre, l’indicazione in RW compete a tutti gli intestatari in caso di attività in comunione o cointestate, ma anche al soggetto che abbia “soltanto” delega di firma.

Per gli immobili all’estero, in assenza di variazioni, non sarebbe richiesta l’indicazione (articolo 4, comma 3, Dl 167/1990): possibilità raramente colta dai contribuenti considerato che il quadro RW serve anche ai fini della liquidazione dell’Ivie, comunque dovuta.

Infatti, la compilazione del quadro è necessaria anche per determinare l’Ivie, l’Ivafe, e dal 2023 l’imposta (con aliquota dello 0,2%) sul valore delle cripto-attività detenute attraverso portafogli, conti digitali o altri sistemi di archiviazione o conservazione.

Insieme alle cripto-valute sono numerose le attività finanziarie da dichiarare, tra cui conti correnti e depositi esteri, valute, obbligazioni e partecipazioni comprese le stock option salvo il caso in cui non siano cedibili e non sia spirato il “vesting period” (risoluzione 73/E/2014).

I conti correnti sono oggetto di monitoraggio se superano, anche in un solo giorno, i 15mila euro; ma, anche sotto questa soglia, richiedono la compilazione del quadro RW ai fini Ivafe se la giacenza media supera i 5mila euro.

Sono inoltre oggetto di compilazione del quadro RW le forme di previdenza complementare organizzate o gestite da società ed enti di diritto estero, salvo le somme versate per obbligo di legge come nel caso del “secondo pilastro svizzero” (circolare 38/E/2013, paragrafo 3).

Per gli investimenti all’estero rientranti in un unico rapporto finanziario è inoltre possibile dichiarare il valore iniziale e finale di detenzione della relazione finanziaria unitaria, non rilevando le variazioni nella composizione (circolare 12/E/2016, risposta 14.1). A tal fine, a partire da Redditi 2017 è stato istituito il codice attività 20 (“Conto deposito titoli all’estero”).

Finanziamenti e quote soci

Nel quadro RW occorre indicare anche i finanziamenti soci seppur non soggetti a Ivafe, come le valute estere, i metalli preziosi e le partecipazioni non rappresentate da titoli. Malgrado il dettato normativo, non dovrebbero essere soggette a Ivafe neanche le azioni (titoli) di società estere non quotate, coerentemente a quanto avviene con l’imposta di bollo per le azioni italiane.

Il socio di società di capitali italiana con partecipata all’estero non è tenuto a dichiarare la partecipazione se è il titolare effettivo (circolare 38/E/2013, esempio 3): ma su questo punto le istruzioni al modello dichiarativo lasciano qualche perplessità. Quando invece il socio detiene una partecipazione diretta nella società estera che, sommata a quella indiretta, gli permette di essere titolare effettivo, occorre dichiarare la somma dei due valori tenuto conto dell’effetto demoltiplicativo.

Doing business in San Marino

Scarica ora il libro in formato PDF

Scarica
Get in touch
x
x

Share to:

Copy link:

Copied to clipboard Copy