Fuori dall’Unione doganale Londra rischia barriere Ue
8 March 2018
Il Sole 24 Ore 06 Febbraio 2018 di Beda Romano
BREXIT. ?DA OGGI A VENERDÌ NUOVA TORNATA NEGOZIALE TRA LE PARTI A BRUXELLES
Dopo una lunga pausa, la Commissione europea e il governo britannico terranno qui a Bruxelles da oggi a venerdì una nuova tornata negoziale tutta dedicata a Brexit, preceduta ieri da una visita del capo negoziatore Ue, Michel Barnier, a Londra. Le parti discuteranno di aspetti tecnici del divorzio del Regno Unito dall’Unione; del futuro della frontiera tra l’Irlanda del Nord e la Repubblica d’Irlanda; e del periodo di transizione tra il marzo 2019 e il dicembre 2020, in attesa dell’entrata in vigore di un agognato accordo di partenariato.
La finalizzazione del divorzio
Nei fatti, le trattative tra le parti si stanno svolgendo attualmente su tre fronti diversi. Le questioni si intrecciano mentre il governo britannico appare sempre più diviso e debole. La premier Theresa May è nella scomoda posizione di voler accontentare alcuni suoi alleati, senza però scontentarne altri. «L’incertezza politica a Londra è una minaccia per il futuro delle trattative. Viviamo nel perenne dubbio della prossima caduta del governo May», ammetteva ieri un diplomatico europeo.
Il primo aspetto in discussione è quello del divorzio. In dicembre, Londra e Bruxelles hanno trovato un accordo preliminare sull’uscita della Gran Bretagna dall’Unione, che scatterà alla mezzanotte del 29 marzo del 2019. L’intesa deve essere finalizzata, e non sarà facile. Porta su tre capitoli: i diritti dei cittadini inglesi in Europa ed europei nel Regno Unito; il dialogo tra Irlanda del Nord e la Repubblica d’Irlanda; e gli impegni finanziari di Londra nei confronti dei suoi partner.
Mentre sui diritti dei cittadini e sugli impegni finanziari il terreno appare relativamente solido, il nodo relativo all’Irlanda è tutto da sciogliere. Il «pieno allineamento regolamentare» tra Irlanda del Nord e la Repubblica d’Irlanda, previsto dall’intesa di dicembre, è ancora da mettere nero su bianco. L’obiettivo dei Ventisette è di stilare un progetto di trattato di divorzio entro fine marzo. «In assenza di accordi con Londra saremo in una situazione di “prendere o lasciare”», dice un negoziatore europeo.
La transizione incerta
Nel frattempo, le parti hanno iniziato a discutere anche della fase di transizione che deve coprire il periodo tra l’uscita del Regno Unito dall’Unione e l’entrata in vigore di un nuovo accordo di partenariato (marzo 2019-dicembre 2020). I Ventisette hanno approvato in gennaio le loro linee-guida negoziali e a breve dovrebbero inviare a Londra una bozza di accordo (si veda Il Sole 24 Ore del 30 gennaio). La posizione europea è molto restrittiva e ha già suscitato reazioni negative oltre-Manica.
In linea di principio, Bruxelles vuole che nella fase di transizione la Gran Bretagna rispetti pienamente l’acquis communautaire, ma senza poter partecipare alle riunioni ministeriali a livello europeo. Londra ha già rumoreggiato. C’è di più: la signora May ha lasciato intendere che i cittadini europei presenti in Gran Bretagna non verrebbero trattati come ora. La minaccia è stata accolta negativamente dai negoziatori comunitari, perché contraria alle loro attese.
Inoltre, mentre Londra vorrebbe che la fase di transizione durasse 24 mesi, i Ventisette sono pronti a concedere al Regno Unito solo 21 mesi, per ora. Da risolvere è anche il ruolo della Corte europea di Giustizia, una autorità che il Regno Unito non vuole riconoscere dopo Brexit. Le intese sul divorzio e sulla transizione devono essere finalizzate entro ottobre, secondo il capo-negoziatore europeo Michel Barnier, in modo da consentire una loro approvazione parlamentare entro il 29 marzo 2019.
Fuori dall’unione doganale?
Infine, è iniziato anche il negoziato sul futuro accordo di partenariato. Da alcune settimane, la Commissione sta pubblicando documenti negoziali in cui precisa la sua posizione in vista di linee-guida da far approvare in marzo dai Ventisette. La partita è resa complicata dalla mancanza di una richiesta precisa da parte di Londra. Il Regno Unito ha posizioni contradditorie: vuole uscire dall’unione doganale e dal mercato unico, ma comunque avendo pieno accesso al mercato europeo. Lo stesso Barnier ha chiarito ieri alla premier Theresa May e al ministro della Brexit David Davis che ciò non sarà possibile e che in caso di uscita dall’Unione doganale per Londra potranno prospettarsi barriere commerciali.
L’ipotesi che si fa strada è quella di un accordo commerciale come quello siglato con il Canada. Il problema è che il Ceta riguarda principalmente le merci, non i servizi, mentre il Regno Unito vorrebbe che le proprie banche avessero accesso al mercato unico. Inaccettabile per Bruxelles, salvo a particolari condizioni. Entrambe le parti hanno bisogno di una intesa post-Brexit, tanto stretti sono i legami tra Bruxelles e Londra. In questo senso, un compromesso rimane dopotutto l’esito più probabile del negoziato.