Italia-Svizzera, pronte le nuove regole sui frontalieri: che cosa occorre sapere
8 Agosto 2023
ECONOMIA E POLITICA INTERNAZIONALE
Il Sole 24 Ore 11 luglio 2023 di Lino Terlizzi
Dal 1° luglio in vigore la nuova legge italiana sull’imposizione fiscale
La Svizzera entro un mese uscirà dalla lista nera italiana dei paradisi fiscali
Frontalieri. La Dogana tra Italia e Svizzera a Ponte Faloppia, vicino Chiasso adobestock
LUGANO
Dopo anni di attesa, ora sta iniziando una nuova epoca per i frontalieri e per le relazioni tra Svizzera e Italia sul terreno del mercato del lavoro. Frutto dell’accordo raggiunto tra i due Paesi dopo lunghi colloqui e negoziati, la legge sulla nuova imposizione fiscale dei lavoratori frontalieri, quelli che ogni giorno passano la frontiera in andata e ritorno, è stata pubblicata sulla Gazzetta ufficiale italiana ed è in vigore dal 1° luglio scorso. Gli ultimi adempimenti burocratici che ancora mancano dovrebbero concretizzarsi in questi giorni, comunque le due parti considerano la cosa in sostanza fatta.
È stato appunto un accordo non facile da raggiungere, basti pensare che il protocollo per la modifica del quadro legale precedente, risalente agli anni Settanta, è stato firmato nel 2015. Dopo cinque anni, un’intesa nel 2020 e poi altri passi che hanno richiesto altri tre anni. A un certo punto la Svizzera aveva ratificato tutto, ma l’Italia aveva bisogno di altri passaggi.
La complessità del capitolo è data anche dalla necessità di trovare un compromesso tra interessi che sono oggettivamente diversi. Il punto centrale di questo compromesso è una maggiore imposizione fiscale per i nuovi frontalieri, mentre per quelli già esistenti l’assetto non cambia.
La Svizzera ha da sempre bisogno di manodopera estera e il frontalierato è una delle sue risorse. Secondo i dati dell’Ufficio federale di statistica, nel primo trimestre di quest’anno il totale dei frontalieri era 386mila, con queste nazionalità principali: francesi 56%, italiani 23%, tedeschi 16%, ciascuna naturalmente attiva nei cantoni di frontiera più vicini. Il solo Ticino alla stessa data aveva 78mila frontalieri; i posti di lavoro nel cantone sono 241mila, si tratta quindi di circa il 30% della manodopera sul mercato locale.
Il numero dei frontalieri negli ultimi anni è pareccchio aumentato in tutta la Svizzera ed anche in Ticino, dove erano meno di 60mila nel 2013.
Tornando all’accordo tra Italia e Svizzera, questo prevede che la Confederazione trattenga l’80% delle imposte che riguardano i redditi dei nuovi frontalieri e che il fisco italiano a sua volta li tassi sulla base delle sue aliquote Irpef. Essendo queste ultime in genere più onerose rispetto a quelle dei cantoni elvetici, ci sarà per loro un’imposizione fiscale maggiore rispetto a quella sin qui in vigore. Ai nuovi frontalieri verrà detratta la somma già trattenuta dal fisco svizzero e, per alleggerire il maggior onere, verranno applicate una franchigia di 10mila euro e alcune detrazioni e deduzioni legate alle spese.
L’obiettivo dell’Italia era ribilanciare a suo favore l’onere fiscale dei frontalieri e avere in prospettiva più entrate; l’obiettivo è raggiunto, alcune stime indicano che a regime il fisco italiano avrà 220 milioni di euro in più. C’è poi anche da considerare che le province italiane di confine, a cominciare da Como e Varese, intendono cercare di trattenere forza lavoro.
L’obiettivo della Svizzera era rendere un po’ meno attrattivo il frontalierato, di cui continua ad avere bisogno ma di cui vuole limitare l’espansione, anche per rassicurare i residenti; pure sul versante elvetico l’obiettivo di fondo sembra raggiunto. Insieme ai due Stati, ne escono bene i vecchi frontalieri, che continueranno a usufruire di un vantaggio fiscale che si somma a quello di stipendi in genere più alti che in Italia ed a quello di un franco svizzero che rimane molto forte.
I nuovi frontalieri, che risiedono entro 20 chilometri dalla frontiera, avranno ancora i vantaggi sui salari e sulla valuta, ma vedranno diminuire non poco il vantaggio fiscale. Se loro sono in un certo senso gli sconfitti, altrettanto si può dire per quella parte delle imprese svizzere che puntano su una molto ampia presenza di frontalieri. L’accusa rivolta spesso a queste aziende è che i salari per i frontalieri sono in genere più bassi rispetto a quelli dei residenti; la risposta è spesso che il punto principale è avere la forza lavoro necessaria e che per i salari ci sono in ogni caso contratti e controlli. Comunque sia, ora il frontalierato rimarrà importante ma avrà qualche punto in meno di attrattività per i lavoratori italiani.
Resta aperto il capitolo del telelavoro dei frontalieri, su cui si è in attesa di un nuovo accordo italo-svizzero.
Sta invece per concludersi l’annosa questione della presenza della Svizzera nella lista nera italiana delle persone fisiche, quella cosiddetta dei paradisi fiscali, che risale al 1999.
Il 20 aprile scorso Roma e Berna hanno sottoscritto una dichiarazione per lo stralcio della Svizzera da questa blacklist. L’accordo ormai è effettivo e il decreto relativo dovrebbe essere adottato a breve in Italia.