Patrimoni. Addio Montecarlo, ora è Dubai il paradiso dei tennisti (e Vip)
7 Febbraio 2022
Il Sole 24 Ore 29 gennaio 2022 di Simone Filippetti
Prossimo a trasferirsi Stefanos Tsitsipas
Il legame tra gli Emirati e Londra
Paradisi fiscali. Il tennista greco Stefanos Tsitsipas sta per trasferire la sua residenza dal Montecarlo a quelle di Dubai
Agli Australian Open, il primo torneo Atp dell’anno che apre il circuito internazionale, l’Italia del tennis vive ancora un momento felice dopo la gloria di Londra dell’estate 2021: il romano Matteo Berrettini ha battuto un altro record: è approdato in semifinale, tra i primi 4 del torneo.
Dal cartellone, però, manca un nome importante. Il grande assente è Novak Djokovic, il pluricampione numero uno al mondo, NoVax conclamato. Mentre il tennista serbo è stato costretto a rinunciare al trofeo, rispedito indietro alla frontiera, un altro tennista faceva uno spostamento dall’altra parte del mondo e di tutt’altro tipo: il greco Stefanos Tsitsipas, numero tre al mondo che ha sconfitto ai quarti di finale l’altro italiano in gara Jannik Sinner, sta perfezionando tutte le pratiche per trasferire la sua residenza dalle palme di Montecarlo a quelle di Dubai. Il tennista di Atene è solo l’ultimo di una serie di atleti che si sono spostati sul Golfo Persico. La “Las Vegas” del Medio Oriente si sta affermando come la nuova “casa” preferita per celebrità e “paperoni”, grazie a un regime di tassazione che è un paradiso, non fiscale ma legale.
Negli Emirati Arabi Uniti non esistono tasse sul reddito personale, equivalente dell’Irpef. Assenti anche tasse sulla proprietà (Imu e simili) e imposte di registro sugli immobili; non pervenute le tasse sui guadagni finanziari e la ritenuta d’acconto. L’odiata Iva è a livelli bassissimi: fino a pochi anni fa non esisteva nemmeno e solo dal 2018 è stata introdotta a un risibile 5%: livello che fa sorridere qualsiasi cittadino europeo, abituato a un’imposta sul valore aggiunto che si aggira attorno al 20%. Questo bengodi era finora stato riservato alla privilegiata cerchia di cittadini EAU o chi aveva un visto, molto difficile da ottenere.
Negli ultimi anni, però, come evidenzia un recente studio di Pwc, Dubai ha abbassato molto la soglia per essere ammessi. Ora è possibile avere un Investor Visa (visto d’affari), applicabile a chi apre società a Dubai e a personalità di spicco. Ecco da dove nasce il fenomeno del trasloco da Montecarlo. Per creare una società negli Emirati, uno straniero può detenere al massimo il 49% del capitale, il 51% deve essere in mano a un cittadino locale. Tuttavia nelle zone franche distribuite in tutto il Paese, uno straniero può costituire una società al 100% di proprietà.
Ciliegina sulla torta, ora è possibile anche aprire Family Office, con un’impalcatura regolatoria mutuata dalla Fca, la Consob inglese: manna dal cielo per atleti e vip. Dubai sta diventando un po’ Londra e allo stesso tempo, Londra si sta Dubaizzando, partendo dai paperoni. «Da Londra notiamo un grande flusso di persone e società verso Dubai» osserva Alessandro Belluzzo dello studio Belluzzo International di Londra. Il nuovo asse Londra-Dubai poggia sul recente accordo per la Doppia Imposizione. Chi sceglie Dubai come residenza, pagherà le (poche) tasse solo lì, senza problemi in Uk. «Il fenomeno – prosegue Belluzzo- non interessa solo gli atleti, che in fondo sono dei globetrotter. Molte persone facoltose stanno scegliendo di basare le proprie famiglie da Londra o da Montecarlo a Dubai». Dalla «Ronaldo Tax» al principato di Monaco, da Londra a Dubai, è sfida globale ad attrarre i ricchi. A suon di sgravi e incentivi.