Residenza persone fisiche: interessi familiari decisivi
12 Dicembre 2024
Il Sole 24 Ore 5 Novembre 2024 di Michela Folli e Marco Piazza
Le modifiche normative alla definizione di residenza fiscale perseguono l’obiettivo di garantire maggiore certezza giuridica e di ridurre i contenziosi. Così afferma la circolare 20/E del 2024 che illustra in modo approfondito le novità introdotte dal Dlgs 209/2023 sia per le persone fisiche (articolo 2 del Tuir) sia per le persone giuridiche (articolo 73, comma 3 del Tuir), per cui si rinvia alla pagina precedente.
Dal 1° gennaio 2024, per stabilire se la persona fisica abbia residenza fiscale in Italia si deve accertare se, per la maggior parte del periodo d’imposta (183 giorni o 184 negli anni bisestili), essa abbia avuto in Italia:
la residenza civilistica, ossia la dimora abituale, criterio invariato rispetto al passato;
o il domicilio, definito innovativamente come «il luogo in cui si sviluppano, in via principale, le relazioni personali e familiari».
o la presenza fisica, tenuto conto anche delle frazioni di giorno;
o l’iscrizione anagrafica, che però diviene «presunzione semplice» anziché legale.
Il criterio della residenza in senso civilistico è rimasto invariato rispetto al passato. Rilevano sia il profilo oggettivo (permanenza apprezzabile in Italia), sia quello soggettivo (intenzione di abitarvi stabilmente).
Per valutare il nuovo concetto di «domicilio», contano le relazioni familiari, personali (ad esempio convivenza) e sociali (ad esempio iscrizione a circoli culturali o sportivi). In passato invece era necessario, secondo la giurisprudenza, una valutazione globale di tutti gli elementi di fatto rilevanti, sia personali che patrimoniali. Sono comunque lasciate aperte le valutazioni caso per caso in presenza di condotte che manifestino la volontà di mantenere un «legame effettivo» con il territorio italiano. Viene fatto l’esempio di chi, essendosi iscritto all’Aire e avendo cominciato a lavorare all’estero, mantenga a propria disposizione una casa in Italia, con le relative utenze, per trascorrervi i fine settimana o le vacanze. Questa a dire il vero è una casistica frequente, che dovrà essere gestita mediante applicazione delle tie break rules convenzionali.
Nei casi in cui l’individuazione dello Stato in cui si concentrano le relazioni personali e familiari non sia immediata e il contribuente non sia presente in Italia per la maggior parte del periodo d’imposta, può essere utile, secondo l’Agenzia, accertare lo Stato in cui la persona permane prevalentemente.
Quanto al concetto di frazione di giorno per il computo della presenza fisica, è confermato che anche una sola ora passata nel territorio dello Stato equivale a giornata intera. La circolare lascia però un’apertura alla valutazione di particolari situazioni di presenza in Italia meramente temporanea, come può avvenire, ad esempio, in ipotesi di scalo aereo dovuto ad una coincidenza per recarsi in un Paese estero.
È confermato che in caso di smart working, il contribuente è residente nel luogo in cui si verificano i requisiti di residenza, domicilio e permanenza a prescindere dalla residenza del datore di lavoro o committente.
Poiché l’introduzione del concetto di frazione di giorno rischia di attrarre alla residenza italiana i frontalieri esteri che vengono a lavorare nel territorio dello Stato, la circolare mette in evidenza come il conseguente fenomeno di doppia residenza fiscale possa essere risolto attraverso le convenzioni contro le doppie imposizioni.
Viene ricordato che i trattati con Germania, Svizzera e Panama prevedono il frazionamento del periodo d’imposta in caso di trasferimento del domicilio in corso d’anno (cosiddetto «split year») ma solo quando emerga un conflitto di residenza.
Invariata la presunzione «relativa» di residenza in Italia per i cittadini italiani cancellati dalle anagrafi della popolazione residente e trasferitisi in Stati black list.
Le nuove norme si applicano dal periodo d’imposta 2024 e non per i precedenti. Questa precisazione è molto importante per la verifica dei requisiti di spettanza dei regimi agevolati per i neoresidenti, i pensionati e i lavoratori impatriati che si siano trasferiti in Italia nel 2024, perché la mancata residenza fiscale nei periodi d’imposta precedenti deve essere verificata con le regole previgenti. Ciò significa che per i trasferimenti di residenza successivi al 2024 concorreranno i due criteri.